Io all’#ijf15 non ci sono stata. Ho seguito le dirette su Twitter – con l’impressione di sbirciare da dietro la tenda a fondo sala – e mi sono fatta raccontare aneddoti, impressioni e resoconti da chi si è mosso per andarci. Mi hanno parlato di Zerocalcare che si guardava le scarpe, di Snowden in skype call e dei Negramaro che si sono persi per tornare a casa, chi a Roma chi a Milano. Qualcuno ha intervistato ospiti d’élite altri hanno fatto baccano. Tutti hanno twittato.
Con un tweet Francesco Zaffarano mi ha fatto sapere- “MI” si fa per dire, l’ha detto al pubblico – quali sono state le storie più seguite (commentate, seguite, likate, condivise) su Facebook nell’ultimo anno. L’ho trovato interessante:
- Charlie Hebdo;
- lo schianto del volo Germanwings;
- l’omicidio del dissidente russo Nemetsov;
- le elezioni in Israele;
- i Grammy Awards;
- il meteo invernale nel New England, Usa.
Una lista rassicurante: nessun gattino, nota appunto Zaffarano. Ma quel “meteo invernale in New England”… Ammetto di avere controllato (“Magari è un’espressione che indica un qualche disastro metereologico specifico di cui sono rimasta all’oscuro”) prima di mettermi a sogghignare. Prima dei gattini condivisi c’era il meteo: un argomento vacuo di cui chiunque poteva conversare senza impegno. “Bel tempo oggi, eh! Ma domani piove. Anche nel New England”. A volte ritornano.